di ALESSANDRO MARIANI –  10.10.2017 –

Si è concluso ieri il campionato europeo di calcio per amputati giocatosi ad Istanbul a cui ha partecipato anche la nazionale italiana, che ha conquistato un ottimo quinto posto su 12 squadre partecipanti.
Un bel cammino quello degli azzurri che hanno collezionato tre vittorie, un pareggio e due sconfitte. Il  9 ottobre, nello stadio del Besiktas (una delle squadre più titolate della Turchia) davanti a 40000 spettatori si è giocata la finalissima tra la Turchia e l’Inghilterra, dove i padroni di casa, al termine di una partita bellissima e tirata fino all’ultimo secondo, hanno conquistato l’ambito trofeo continentale.

Più che sul risultato sportivo, che ha premiato, probabilmente, la squadra ad oggi più forte, ci sarebbe da soffermarsi su quei 40000 che hanno assistito a questa partita. Niente di straordinario se si fosse trattato di un match della serie A turca, un campionato dove sono presenti alcune tra le tifoserie più “calde” del pianeta calcio. Il numero in questo caso invece può definirsi eccezionale perché anche se si parlava di calcio e quindi lo sport più seguito al mondo, il fatto che c’erano in campo 14 ragazzi amputati  che correvano dietro ad un pallone con le stampelle a sostituire l’arto mancante, rendeva il tutto meno scontato.

Una dimostrazione incredibile di come lo sport può diventare un potente strumento di integrazione in grado di abbattere le differenze e le diffidenze. Senza parlare dello scetticismo che aleggia sugli sport praticati da disabili. Uno scetticismo generato dalla poca conoscenza e spesso dal poco risalto che i mezzi di comunicazione danno a questi eventi.

Ecco che allora la Turchia, paese organizzatore del campionato europeo, ci ha dato una grande lezione:  uno stadio gremito e festante,  la partita trasmessa sulla tv nazionale, sul più importante canale di sport, tutti i giornali che parlano di questo evento…tutto  per sostenere quei ragazzi “speciali” che su due stampelle, nonostante le avversità della vita, rincorrono i loro sogni, diventando dei veri esempi di vita.

E in Italia? Siamo lontani dal riproporre quanto fatto in Turchia. Molto lontani. Ma abbiamo necessità di “assaporare” eventi di questo tipo. Dove l’integrazione non è solo una bella parola da pronunciare in discorsi da campagna elettorale, ma è un’esperienza da vivere e far vivere a quanti più possibile, servendosi di tutti i mezzi di comunicazione a disposizione.

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