27.12.2020 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

La vita della famiglia di Gesù ci mostra cosa significa obbedire alla storia, non voler cambiare i disegni di Dio. Maria e Giuseppe osservano le loro tradizioni, portano Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, secondo la legge ebraica. Non accampano privilegi, non cercano soluzioni diverse, ma obbediscono, come tutte le altre famiglie del tempo.

In questa semplicità c’è tutta la sapienza che nasce dall’umiltà: per questo tra tanti modelli, le nostre famiglie cristiane che desiderano sapere come vivere la loro vocazione, possono guardare alla Santa Famiglia di Nazareth.

Troppo spesso possiamo cadere nei falsi miti di felicità, siamo ammaliati dai tanti “sapienti del mondo”, maestri di vie d’infelicità, modelli di egoismo, come dimostrano nelle loro vite sbandate. La Santa Famiglia ci aiuta a non perdere il gusto delle cose semplici e vere. Siamo chiamati a difendere nelle nostre famiglie questo modello, espressione dell’amore: l’attenzione al bisogno dell’altro, il perdono, la fedeltà, la sincerità, l’ascolto, il lavoro onesto, la preghiera insieme.

Dinanzi ai disegni di Dio Abramo riceve dal Signore, così come avverrà per Maria e Giuseppe, un invito a fidarsi: “Non temere”. Lo ascoltiamo nella prima lettura del libro della Genesi di questa domenica: “Abramo credette al Signore che glielo accreditò come giustizia”.

Facciamo nostre le parole di Paolo VI che pronunciò il 5 gennaio 1964 nell’omelia a Nazareth: “O Santa Famiglia di Nazareth, insegnaci il raccoglimento, l’interiorità; dacci la disposizione ad ascoltare le buone ispirazioni e le parole dei veri maestri; insegnaci la necessità del lavoro di preparazione, dello studio, della vita interiore personale, della preghiera che Dio solo vede nel segreto”.

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