11.04.2021 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

La diffidenza di Tommaso che leggiamo nel Vangelo di Giovanni di questa domenica, il suo voler “Vedere con i propri occhi i segni dei chiodi, toccare le sue piaghe”, rappresentano non tanto una sfida quanto una ricerca sincera, il bisogno di non credere superficialmente.
Gesù non si scandalizza dell’atteggiamento di Tommaso perché Lui è venuto per incontrarci, per mostrarsi vivo e Risorto nella nostra vita: la condizione perché questo avvenga è che noi desideriamo questo incontro, vogliamo sperimentare personalmente la Resurrezione, verificare se davvero Cristo è la verità che può cambiare la vita. Per questo, quando dopo otto giorni Cristo appare agli apostoli e c’è Tommaso, lo rimprovera affettuosamente e, dopo averli mostrato le piaghe, gli dice “Ora non essere più incredulo ma credente”.
Non dobbiamo aver paura dei nostri dubbi se, come Tommaso, vogliamo incontrare Cristo. Lui si farà trovare. Come con Tommaso anche con noi Gesù si farà presente nella comunità cristiana, quando siamo insieme ai fratelli, perché Cristo è vivo e si trova lì dove è la Chiesa: Gesù torna per Tommaso, perché non abbia più dubbi ma questo incontro si realizza “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome” perché lì “Io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Nel rapporto con i fratelli, con gli altri, si mostra se questo incontro con Cristo è reale, che non ci siamo costruiti una fede a “nostra misura e piacimento”, se in noi è nato l’uomo nuovo, capace di perdonare e di avere misericordia.
San Giovanni Paolo II, inaugurando nel 2002 il santuario della Divina Misericordia in Polonia, disse nell’Omelia di quella Santa Messa che “Ci sono tempi e luoghi che Dio sceglie, affinché in essi gli uomini sperimentino in modo speciale la sua presenza e la sua grazia”.
Non è facile passare dalla legge, dal concetto di un cristianesimo vissuto come una un’esigenza, un dovere, alla Grazia; per questo abbiamo bisogno di sperimentare questo amore gratuito di Dio, di scoprire come Tommaso l’infinita pazienza di Cristo. Solo questa esperienza cambia il nostro cuore, ci trasforma in uomini e donne della misericordia e non più della legge.
Papa Giovanni Paolo II ha intitolato questa seconda domenica di Pasqua alla Divina Misericordia perché nel nostro cammino di fede è solo questo incontro che ci convince che Dio ci ama senza condizioni, senza volere nulla da noi se non la nostra felicità, che altro non è che ricevere la Grazia di poter amare come Cristo.

 

Condividi su: