21.09.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI  

Con la parabola dell’amministratore disonesto che va lodato anche questa domenica Gesù ci stupisce. Possibile che il Signore possa dichiarare da lodare la disonestà, la furbizia dell’amministratore? Come sempre, nelle parabole di Gesù, è contenuto un messaggio molto più profondo dell’apparenza, che bisogna saper leggere alla luce della Fede.  

Infatti, con questa parabola il Signore vuole mostrare che è necessario rendersi conto che noi stiamo amministrando dei “beni” che il Signore ci ha affidato: la vita, la salute, i soldi, le nostre qualità… di cui un giorno dovremo anche noi rendere conto. Questa è la vera ricchezza che il Signore ci ha affidato, con cui farci degli amici per guadagnare il Regno dei Cieli!

Ecco la furbizia di noi cristiani, che nulla ha a che vedere con l’inganno delle ricchezze: essere furbi, è saper amministrare “i tesori” che ogni giorno Dio ci dona, non sprecando la vita cercando soltanto di accumulare soldi, comprare case e organizzare vacanze, cercare affetto e piacere in tutto, perché questo è “sperperare” i doni che Dio ci ha regalato.

Scrive Sant’Agostino della furbizia di cui parla la parabola di questa domenica: «Allora non mettiamoci a servire ad altri, perché non dobbiamo riconoscere nessun signore all’infuori di Cristo: C’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo in Lui, e un solo Signore Gesù, in virtù del quale esistono tutte le cose».

Se nella nostra vita c’è un unico Signore, non possiamo infatti servirne un altro, che è proprio il denaro; come dice Sant’Agostino il Signore, che non è mai moralista come noi, loda nell’amministratore non l’appropriazione indebita, ma l’uso astuto che ne fa per garantirsi il futuro. Per guadagnare, con la ricchezza che Dio ci ha affidato, la Vita vera.

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