22.03.2022 – Pamela Salvatori

«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (Mc 9,6): sono le parole provenienti dalla nube al momento della Trasfigurazione di Gesù. Parole che ricordano l’antico «ascolta, Israele» (Dt 5,1.6,4; Mc 12,29). Un invito all’ascolto di quella Parola vivente che è Gesù stesso, Parola del Padre. Esortazione rivolta a tutti i discepoli del Signore, e a tutti gli uomini della terra, perché Egli è «l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29), «l’Alpha e l’Omega» (Ap 1,8), il Principio di tutto (cf. Ef 1,18), il Crocifisso risorto che ci precede (cf. Mc 16,6-7) e, nella sua esistenza eucaristica, resta «con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Degno di fede è colui che ci chiama per santificarci interamente (cf. 1Ts 5,23-24), dunque, ascoltiamolo, per saper rispondere con l’umiltà di chi esce da sé per restare in Dio, di chi cerca sempre il suo volto (cf. Sal 105,4), fissando lo sguardo su Colui che è autore e perfezionatore della fede (cf. Eb 12,2), sperando da Lui ogni bene. Tale ascolto è possibile, ma nel silenzio, «quello spazio nel quale lo spirito può aprire le ali» (A. De Saint-Éxupéry), «un silenzio tutto inteso ad ascoltare» (D. Bonhöffer), come quello di Maria, ricolma di Parola, perché vuota di sé. È il terreno in cui germoglia la fede viva: in quel silenzio di profonda intimità con il Signore la Parola può parlare e, ascoltata, suscitare nel cuore l’ardente desiderio di fedeltà, di amore totale, la risposta della fede che è obbedienza (ob-audire), vera sapienza di vita dalla “rivoluzionaria” bellezza. Nella pienezza di grazia ciò si è compiuto in Maria, ed ancora nella grazia di Cristo può compiersi in noi.
La sapienza di Dio, infatti, vuole donarsi all’uomo e, donandosi, “divinizzare” il suo amore. Sentimenti e pensiero di Cristo trasfusi in lui (cf. Fil 2,5; 1Cor 2,16), perché sia illuminato dalla Luce del mondo, che rende luce per il mondo chi Lo segue (cf. Gv 8,12). Tale sapienza, tuttavia, va desiderata, ricercata, supplicata e, infine, umilmente ricevuta. Proprio Maria, “Vergine sapiente”, per noi si fa guida sicura alla “conquista” della sapienza di Cristo.

L’evangelista Luca, nel suo Vangelo dalle tinte spiccatamente sapienziali, ci mostra la delicata sapienza della «Serva del Signore» (Lc 1, 38), in costante ascolto di Lui. Discretamente ci comunica l’atteggiamento di Maria davanti agli eventi, alle parole e azioni del Figlio. Una contemplazione nell’amore, umile, paziente, che riflette e compie l’itinerario sapienziale di Israele nella fede, è quanto traspare nel canto del Magnificat. Ma non solo.
Forse, ancor più significativo che, per ben due volte, san Luca ricordi che Maria serbava ogni cosa nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51b). Ci sia lecito immaginare un clima di ascolto profondo, interiore, costante, sensibile alle cose di Dio, alle sue innumerevoli forme di manifestarsi negli eventi quotidiani, percepibili solo da un cuore vigilante. Quanti segni della presenza di Dio avrà saputo riconoscere Maria! Perché Ella credeva che ogni cosa ha il suo senso e il suo posto nel disegno del Padre. Dunque, con fede tratteneva nel cuore quanto visto e udito e lo meditava.
Meraviglioso verbo che esprime un tal modo di agire di Maria, symballo, propriamente “interpretare”, “porre a confronto”, “dare la retta spiegazione”. Come dire… Maria faceva l’esegesi di quanto udiva e vedeva, attenta a cogliere i segni di Dio, sempre protesa verso di Lui, tutta animata dallo Spirito in lei. Maria viveva di Dio.
Affascinante la teologia di quei Padri che pensavano la concezione del Verbo avvenuta attraverso l’udito di Maria. Come sant’Efrem quando scriveva: «la morte è entrata attraverso l’orecchio di Eva, per questo la vita entrò attraverso l’orecchio di Maria». E andando oltre il momento del concepimento verginale, come dubitare che in tale ascolto Maria abbia vissuto tutta la vita terrena, incontrando le parole e i gesti ordinari e straordinari di Gesù, trapassata dal dolore ai piedi della Croce, contemplandoLo, poi, vivente nell’Eucaristia, e sempre richiamando alla memoria le antiche Scritture che, nel suo “oggi”, vedeva compiersi nel Figlio? In Maria c’è la fede che nasce dall’ascolto (cf. Rm 10,17) e, in questa fede, l’amore perfetto che trasforma la vita di chi docilmente si sottomette a Dio, desiderando conoscere la volontà del Signore per vivere di ogni parola che esce dalla Sua bocca (cf. Mt 4,4).
«La Vergine maturava la propria fede nella parola di Dio […] procedendo […] da un meno a un più, da una luce minore a una luce maggiore, dall’alba al meriggio […] mai si dice che non credette […] di lei si afferma (almeno una volta: Lc 2,50) che non comprese, e che superava questa oscurità della fede mediante il ricordo e la penetrazione assidua di ciò che Gesù diceva e operava» (A. Serra).
Tale è la sapienza donata a Maria e da lei accolta, che con la sua umiltà rovescia la mentalità di questo secolo, per leggere la storia e la vita secondo Dio, per amare quella Parola vivente che avvolge, precede e segue, operando in chi crede ciò che significa (cf. 1Ts 2,13). Sapienza senza confini, proprio come Dio, illuminata dall’amore “folle” del Crocifisso. Sapienza donata a chi sceglie la via stretta, di rinnegamento, di preghiera, di grazia, percorribile in unione con Maria.
Impariamo, dunque, da lei l’ascolto del cuore e la preghiera, e impareremo ad accogliere l’amore, la sapienza, la Croce. Viviamo in Lei, Madre della Sapienza, e impareremo «ad essere quello sfondo silenzioso dove il Verbo parla, uno sfondo silenzioso che accoglie il Verbo e dona al mondo Dio» (C. Amirante).

 

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