29.01.2023 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Non si può capire il Discorso della Montagna di Gesù che viene proclamato in questa domenica del tempo ordinario, se non si entra nella novità realizzata da Lui nella Redenzione. questa nasce dall’incontro tra la nostra povertà e debolezza e la natura divina, perché di essa si fa carico il Figlio di Dio. Per questo una lettura superficiale di questo Vangelo ci porta facilmente a rifiutarlo.
“Beati i poveri” afferma Gesù, ma di cosa si sta parlando? Di chi non ha da magiare, di chi non arriva a fine mese, di chi vive per la strada e chiede la carità? La povertà di cui parla Gesù è di ben altro tipo: è quella di chi non pensa di avere ragione, di chi non crede di aver capito tutto e di essere il più furbo, di chi pensa di poter contare solo su sé stesso. Alla fine, anche di chi presume di avere fede!
Gesù parla invece della beatitudine, cioè della felicità, di chi, non pensa di essere il più intelligente e di aver capito tutto, di chi riconosce la sua debolezza e la sua fragilità: quest’uomo che può, anzi deve, appoggiarsi al Signore, scopre un Dio di amore e di tenerezza. Così, proprio dalla sua povertà nasce la fede!
Questo è l’atteggiamento di Maria che nel Magnificat proclama “Ha guardato l’umiltà della sua serva”: non la mia bravura, non ha visto le mie virtù, non ha cercato in me capacità straordinarie che non ho, nemmeno la mia rettitudine e la mia fede…ma ha preso e amato la MIA povertà! Questa consapevolezza fa nascere in Lei il Cantico di Lode che recitiamo ogni sera nella preghiera dei Vespri.
Il mondo e coloro che vi appartengono, proclama felici i ricchi, beati coloro che hanno successo, chi ha saputo fare carriera, magari con le sue conoscenze e la sua furbizia, spesso facendo “vittime innocenti”; ma il mondo non conosce la vera felicità, che nasce dallo scoprire nella nostra vita l’Amore di Cristo che si manifesta nella piccolezza. Questa è la beatitudine che ci fa gustare il Cielo, già oggi.

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