15.05.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

La solennità della Santissima Trinità che celebriamo oggi manifesta una realtà profonda della nostra vita: il desiderio profondo di Amare, di vivere la comunione. Per questo la Trinità non è una teoria, ma è un’esperienza che fa ogni uomo che accoglie Cristo: lo mostra quando si dona, quando ama senza giudicare, quando incomincia a perdonare.

Per questo oggi non festeggiamo soltanto un concetto teologico, astratto, bella ma incomprensibile, lontana da noi: quando viene accolto Cristo, la comunione non è più uno sforzo, ma un dono che ci ha guadagnato Cristo sulla Croce, quando ha perdonato tutti i nostri peccati e tradimenti, perché anche noi possiamo compierlo verso i nostri fratelli.

Sant’Agostino nel commento al Vangelo di Giovanni scrive che è Cristo che accende nel cuore degli uomini «un desiderio di conoscere tanto più vivo quanto più progredisce nella carità, grazie alla quale ama le cose che conosce e desidera conoscere quelle che ignora; quelle però che in qualche modo conosce, sa di non conoscerle ancora, come solo potranno essere conosciute in quella vita che mai occhio vide, né orecchio udì, né cuor d’uomo poté mai immaginare (cf 1 Cor 2, 9)».

La Trinità vive dunque in noi e si manifesta in un modo soprannaturale, che è inspiegabile per chi non conosce Dio: invece dei giudizi, delle divisioni, delle vendette, delle guerre di cui la nostra natura spesso rimane vittima, l’uomo in cui vive la Trinità, vive della stessa Comunione divina delle Tre Persone: in lui nasce la Pace, il desiderio di amare e di perdonare.

Per questo non è necessario essere teologi per capire la Trinità: è infatti una semplice monaca di clausura, Santa Elisabetta della Trinità, che l’ha vissuta e l’ha descritta nel modo più efficace.

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