12.02.2023 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
Gesù non è venuto a portare una legge ancor più esigente dei Dieci comandamenti, nemmeno ad abolirla ma a “compierla”, come dirà Lui stesso: questo compimento avviene con il sacrificio della Croce che mostrerà l’unico modo per sconfiggere la nostra natura debole che, se non redenta, sempre si opporrà alla volontà di Dio quando è diversa dalla nostra.
Così il peccato non è mai semplice violazione della legge, ma è qualcosa di molto più profondo: è rifiutare il progetto di Salvezza che Dio vuole per ciascuno di noi.
Sant’Agostino nel suo commento al Vangelo di questa domenica affermava che vi sono tre fasi nell’itinerario che porta l’uomo a peccare: lo stimolo (suggestio), il compiacimento (delectatio), il consenso (consensio). Lo stimolo avviene senza l’intervento della volontà, ossia equivale alla tentazione, ma se interiormente produce il compiacimento (cioè un piacere) va immediatamente contrastato; non si tratta ancora del peccato vero e proprio, ma soffermarsi sul compiacimento alla fine porterà al consenso, cioè al peccato interiormente deliberato.
Per questo se leggiamo il Discorso della Montagna di Gesù con una mentalità che pensa che si possano interpretare le parole del Signore in termini di legge, vietato o permesso, buono o cattivo, questo brano diventa incomprensibile.
L’uomo che vive con la mentalità del mondo è sempre alla ricerca di una legge, una norma da osservare che lo faccia sentire al sicuro; chi ha incontrato Cristo ha invece scoperto che Lui ha ribaltato completamente la legge, anzi l’ha annullata del tutto, compiendola con l’Amore.
Lo stesso che possiamo donare anche noi quando abbiamo conosciuto Cristo.