24.05.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
L’amore non può essere un’esigenza moralistica, ma è un dono che riceviamo dall’alto, un frutto che nasce quando accogliamo la Parola del Signore, come scrive San Gregorio Magno: «Di Lui giustamente si formula questa promessa: Egli vi insegnerà ogni cosa perché, se lo Spirito non prende dimora nel cuore di chi ascolta è senza frutto il discorso di chi insegna. Nessuno, dunque, attribuisca ai meriti dell’uomo ciò che apprende dalla voce di chi insegna, perché, se non è nell’intimo Colui che istruisce, la lingua del maestro si affatica esteriormente e senza frutto» (Omelia su Vangeli 30,1).
Quando un uomo e una donna decidono di sposarsi sono convinti che amare significhi soltanto “essere amati” dall’altro; ma allora si troveranno presto ad essere delusi, pretendendo ed esigendo dall’altra parte cose impossibili, perché amare vuol dire “donare”, perdonare, accettare l’altro nelle sue debolezze.
Amare significa “dare amore”, non pretendere di cambiare l’altro, ma donarsi per primi. E questo non solo nel matrimonio, ma vale per tutti i rapporti umani: questo che ci rende felici, perché non saremo mai felici pretendendo dall’altro, ma Amando noi per primi…
Difficile? Impossibile, se non incontriamo prima l’Amore di Dio, se non ne facciamo esperienza e così chiediamo e riceviamo questo Spirito da Cristo. Senza questa grazia, vivremo sempre con l’aspettativa e la pretesa di ricevere dagli altri un amore che non ci soddisferà mai.
L’incontro con Cristo, con il Suo perdono, questo è quello che ci trasforma, che fa di noi persone capaci di rispondere al suo comando: “Che via amiate gli uni gli altri”.