12.10.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
Non basta guarire da una malattia per dare una svolta alla nostra vita, come avviene per i lebbrosi del Vangelo di questa domenica: occorre essere capaci di riconoscere in questa e nelle tante altre Grazie che il Signore ci dona la Sua bontà. Avere un cuore grato a Dio è la radice della fede.
L’uomo che pensa di essere al centro del mondo, migliore degli altri e quindi che si merita tutto, si comporta come questi nove lebbrosi: in fondo non accetta la propria debolezza, anzi pensa che le Grazie che il Signore gli ha concesso se le è in qualche modo meritate.
L’umiltà è conoscere chi siamo: il samaritano proprio perché uno straniero, sa che non si merita di essere guarito. Vede così che in lui ha agito l’opera del Signore, è cosciente che solo per la Sua bontà ha ricevuto questa Grazia. Tornando a ringraziare Gesù il samaritano mostra che ha riconosciuto la Sua bontà, ha fatto esperienza della Sua Misericordia. E’ l’unico che “ha reso gloria a Dio”, dice Gesù.
Anche oggi tra noi solo chi ha presente la sua povertà, la sua piccolezza, chi non cerca più di attribuirsi medaglie, ha un cuore grato. Il cristiano riconosce che è solo Dio colui che opera la guarigione, che è la Misericordia di Gesù che ci fa santi e che accogliere il suo Spirito significa guarire dalla più grave malattia, quella che rovina la nostra vita e il rapporto con gli altri: la superbia.
Riceviamo lo Spirito di santità di Cristo che è l’umiltà, che ci fa grati, riconoscenti, fiduciosi in Dio.
