26.10.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Anche noi possiamo frequentare la Chiesa per sentirci migliori degli altri: questo atteggiamento si svela perché giudichiamo chi non è bravo come noi, proprio come il fariseo del Vangelo di Luca di questa domenica

Una frase che sembra infatti pronunciata da alcuni di noi, tanto attivi nelle nostre chiese, dimenticando, però, come dice San Paolo nella lettera ai Filippesi che “Il volere e l’operare vengono da Dio” e che “Dobbiamo adoperarci noi, ma è Dio che produce in noi il volere e l’agire” (2,13).

Facciamo un esame di coscienza allora, perché niente conquista più il cuore di Dio dell’umiltà; nulla allontana di più da noi lo Spirito Santo, come il sentirsi superiori, giudicare gli altri, credersi già giustificati per le nostre opere, rinnegando in questo modo, come scrive San Paolo, il sacrificio di Cristo: l’unico gradito al Padre.

Avere fede è il contrario di sentirsi bravi, del sentirsi giusti, di giudicare: come il pubblicano bon siamo giustificati dalle opere, ma dal riconoscere nella nostra povertà, la bontà e la Misericordia del Signore. Gesù Cristo si è fatto uomo come noi, ha preso su di sé la nostra debolezza, si è fatto trattare da ultimo, da malfattore, perché nessuno potesse essere escluso dalla salvezza.

Dio non cerca in noi la perfezione, non chiede di essere dei burattini, che si muovono a comando ma che non sanno amare nessuno…il Signore cerca invece uomini che, proprio riconoscendo la propria fragilità, hanno sperimentato l’amore di Dio. Per questo hanno comprensione per gli altri, non giudicano nessuno.

È l’Amore di Dio in Gesù Cristo che ci fa uomini nuovi.

 

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