02.11.2019 – di DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Luca descrive questa scena della visita di Gesù a Gerico, come fosse un quadro. Gesù sta passeggiando, seguito come sempre da una gran folla; improvvisamente scorge un uomo, un piccolo uomo, salito su un albero di sicomoro e lo chiama.
E’ un pubblicano l’uomo che Gesù sta chiamando. Un uomo odiato, disprezzato ed evitato da tutti, anche se ricco. Questo è Zaccheo, il capo dei pubblicani, gli esattori delle tasse, funzionari al servizio dei romani che estorcevano soldi ai loro fratelli e anche approfittavano del loro compito per rubare, arricchendosi.
“Ma come, proprio Zaccheo Gesù chiama? Ma come non conosce chi è?” si saranno domandati gli abitanti di Gerico.
E’ qui che si mostra la missione del nostro Salvatore: Gesù non esclude nessuno dalla propria amicizia. Già tempo prima, trovandosi a tavola in casa di Matteo, in risposta a chi si meravigliava del fatto che frequentava compagnie poco raccomandabili, afferma: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mc 2,17).
Gesù riconosce in Zaccheo un uomo che desidera incontrarlo, perché Zaccheo sa che questo incontro può cambiare la sua vita, può renderlo felice. E si incontra così con il perdono di Gesù: accoglie con gioia l’invito di accoglierlo in casa, come aveva fatto Matteo, l’altro pubblicano, risponde subito alla chiamata di Gesù.
Signore dona anche a noi questo desiderio di incontrarti, di ricevere la Tua Misericordia che sola può cambiare la nostra vita e renderla felice

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