15.11.2020 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Si può vivere la fede in difesa, nella paura di un Dio che è pronto a punire, cercando di non rischiare mai, chiusi in noi stessi, alla ricerca di un inutile perfezionismo.
Questo atteggiamento dipende dall’idea che abbiamo di Dio. Se abbiamo incontrato davvero Cristo non possiamo vivere così, in fondo da schiavi: perché quando incontriamo il Signore sperimentiamo la Sua Misericordia e il Suo Amore senza condizioni, che ci libera dalle paure e dai sensi di colpa. Ci viene consegnato un talento, il più prezioso, che ci dà la libertà più grande: poter vivere donandoci agli altri.
Origene commentando questo brano scriveva: «Se uno è convinto che Dio è buono e spera di esserne perdonato se a lui si convertirà, con costui Dio è buono. Chi invece lo reputa così buono da non curarsi dei peccati degli uomini, con lui Dio non sarà buono, ma severo».
Il Vangelo dei talenti che ascoltiamo questa domenica non è altro che far luce sull’incontro con la Misericordia di Cristo: ci ricorda che la fede non è solo per noi, per raggiungere un perfezionismo, una specie di indifferenza alle cose che è sterile e inutile. Dio ci affida dei carismi, delle Grazie da investire, come risposta grata a questo incontro meraviglioso che sempre produce frutti buoni.
Nella parabola dei talenti vengono così rappresentati gli atteggiamenti che possiamo avere dinanzi ai doni che il Signore ci affida: il Signore si fa conoscere da noi non per chiuderci in noi stessi, nel nostro “gruppetto di eletti”, ma per annunciare il Suo Amore. Non tenere per noi questo tesoro, ma portarlo agli altri, è il desiderio di chi è stato “conquistato” dall’Amore di Dio.
Se non lo abbiamo sperimentato, per paura di Dio, invece di rischiare, giochiamo in difesa, attenti solo a non sbagliare, incapaci di dare frutti, impossibilitati di investire i nostri “talenti”. L’avarizia, l’egoismo, la mancanza di comprensione e attenzione agli altri sono il talento sotterrato.
Questo vale non solo per i preti e le suore, per i catechisti o i consacrati, ma per tutti. Perché il cristiano non è tale se non ha lo “zelo”, il desiderio di annunciare l’amore di Cristo agli altri: ad un mondo che soffre perché ha perso il rapporto con Dio e quindi non sa dove sta andando.
Chiediamo a Cristo di non chiuderci nelle nostre sicurezze, vivendo in difesa, forse gelosi e tante volte presuntuosi al punto da ritenerci migliori degli altri, ignorando che accanto a noi c’è un mondo confuso e disperato che aspetta che qualcuno gli annunci l’Amore di Dio. Quel qualcuno siamo noi!
“Liberaci Signore dal nostro egoismo, perché possiamo portare l’annuncio dell’Amore infinito di Dio, ognuno con le Grazie che abbiamo ricevuto da Te, senza paura e con entusiasmo”.

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