20140412-don-giovanni-dercole-660x440S.E. Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, autore e conduttore della rubrica televisiva “Sulla via di Damasco”, giovedì 10 Marzo è intervenuto in diretta nella trasmissione Controcorrente. Di seguito il suo intervento:

Quali sono i rischi che corre un cristiano che s’impegna in politica?

“Paolo VI diceva che la politica è la più alta espressione della carità e, in effetti, è così: chi è in politica è al servizio della comunità. I politici della cosiddetta prima repubblica, che ci hanno dato questa costituzione, erano persone che pur con differenti punti di vista politici, ideologici, religiosi, avevano però un’ansia comune: quella di amare e costruire l’Italia. Io ho la sensazione, e lo dico con grande rammarico e dispiacere, che nella politica oggi non si cura più l’interesse comune, ma i propri interessi, o di piccoli gruppi politici, per cui la politica è scaduta enormemente. Basti vedere lo spettacolo che offrono i nostri parlamentari, in termini di comportamenti, di gesti che fanno e le parole che utilizzano, ed è chiaro che il loro esempio incide molto sulla vita della nostra Italia dove l’impegno politico è spesso concepito come il raggiungimento della vittoria del proprio punto di vista. Ma non è così: la politica è spesso un’arte assai faticosa, di dialogo con la gente, di ascolto reciproco, per giungere a scegliere il meglio per la gente. Credo che da questo punto di vista i cristiani abbiano una grande difficoltà, perché si trovano inseriti in un sistema che è di per sé corrotto, nel senso che non è ordinato, la politica viene concepita come lotta tra partiti e non come ricerca del bene comune. La seconda difficoltà credo sia dovuta allo smarrimento dei cristiani, c’è poco cristianesimo purtroppo dovuto a questo clima di superficialità e relativismo che domina. Anche se devo riconoscere che ci sono alcuni parlamentari cristiani che si battono; ma è nel sistema globale che ormai l’Italia va diventando sempre più un paese “verniciato” di cattolicesimo, ma in realtà con un cuore che ormai batte di secolarismo e relativismo come ha ribadito più volte il Papa ed i suoi predecessori.”

 

Il family day. Lei si è espresso ovviamente a favore della famiglia. Il fatto che la legge Cirinnà sia passata solo per metà va considerata come una piccola vittoria o comunque una sconfitta?

“Innanzitutto voglio dire che il family day è stato un grande momento di democrazia italiana ed un passo di maturità per la comunità cristiana, soprattutto perché ci si è mossi senza vescovi pilota, senza una guida dall’alto e questo è un grande segno di maturità. Spero che continui questo movimento dal basso, perché le grandi rivoluzioni sono nate sempre dal basso e non dal vertice. Il cristianesimo stesso è nato dal basso, i primi cristiani con la loro testimonianza hanno convertito e creato una cultura. Fatta questa premessa, non entro nel merito del disegno di legge, perché indipendentemente dal fatto che sia vescovo,  penso che equiparare, sminuire il matrimonio composto da uomo e donna significa andare a minare i fondamenti della nostra società e laddove si raggiungono piccoli compromessi non è mai una vittoria. L’Italia ha dato un esempio di scarsa capacità di vedere il futuro, perché mentre in alcuni paesi dove questo tipo di legislazione, già in atto da tempo, si sta facendo marcia indietro, noi invece pensiamo che questi diritti civili, ma sarebbe meglio chiamarli desideri individuali che vogliono essere ”legalizzati” dallo stato, siano un segno di avanzamento verso il futuro. Secondo il mio modesto modo di vedere in questa maniera non si costruisce il futuro. Il futuro è la famiglia e, o prima o dopo, la famiglia risorgerà,  non cederà e non sarà abbattuta da nessuna potenza. Se vogliono legalizzare questi diritti, può essere anche fatto, ma non si può sminuire la famiglia fondata sul matrimonio. E’ un rischio troppo grande.”

Sembra chi ci sia una sorta di deriva: tra diritti, per così dire, civili, l’utero in affitto eccc. Come possiamo contrastare questa deriva che sembra inarrestabile?

“Gli psichiatri degli Stati Uniti hanno sdoganato la pedofilia. La pedofilia non è più malattia ma orientamento. La stessa cosa è avvenuta con l’omosessualità: da malattia è passata ad orientamento e da orientamento a diritto. E’ un mondo che corre all’impazzata e non si sa bene verso dove. Il compito di noi come cristiani è quello di dare testimonianza , vivere fino in fondo una vita cristiana. Le famiglie che vivono fino in fondo questi valori, che esprimono la bellezza della famiglia sono la testimonianza più importante. La deriva si può combattere. Se noi andiamo a vedere la caduta dell’impero romano, noi stiamo vivendo più o meno gli stessi sintomi, sociali, politici, economici…la rivoluzione del cristianesimo è partita dai cristiani, una rivoluzione silenziosa basata su due caratteristiche: l’amore nelle comunità e la fedeltà nella famiglia, così come l’ha voluta il Signore e come gli insegnamenti della Chiesa ci indicano.”

Prendo spunto da una sua dichiarazione, dove ha parlato di “un’azione satanica molto forte”. Come entrare in quest’ottica?

“Non è difficile comprendere perché parlo di azione satanica. Parto da un principio molto semplice: questo mondo è dominato da satana. E noi lo vediamo in una delle tre tentazioni a Gesù, dove satana dice: “tutto questo che tu vedi è mio, te lo darò se tu mi adori”. Il peccato originale ha fatto sì che questo mondo sia sotto il dominio di satana, ma non totalmente perché è già stato riscattato dal sangue di Cristo. E’ chiaro che satana principe di questo mondo agisce in tantissimi modi. Basti vedere l’ultimo fatto di cronaca(omicidio ragazzo 23 enne a Roma): cosa c’è di logico in tutto questo. È evidente che ci sia del satanico dietro, cioè il potere del male, il gusto del male e per il male. Cosi come le tante ingiustizie. La perdita del senso del peccato, il male che viene presentato come bene. Tutto questo è uno stravolgimento che non che essere il frutto dell’influenza forte di satana che, non potendo combattere con Gesù Cristo combatte i suoi amici che siamo noi. Bisogna essere consapevoli di questo, ma con una certezza che io ripeto sempre a me stesso e a tutti coloro con cui mi trovo a vivere: che Gesù ha già vinto, quindi la nostra battaglia è una battaglia nella quale noi dobbiamo mettere il nostro sangue, dobbiamo pagare fino in fondo ma con una certezza; che siamo vittoriosi perché Cristo ha già trionfato con la sua morte e  risurrezione.”

Un’ultima domanda: a proposito del fatto di cronaca cui faceva riferimento accaduto a Roma. Sembra che l’uomo non ha più idea di quale sia il superamento del limite. Come se l’uomo superando il limite si senta alla pari di Dio.

“L’uomo di oggi non si sente come Dio, ma si sente Dio di se stesso e non ha più bisogno di Dio. Essendo l’uomo creato da Dio e la sua felicità nasce, cresce e si consuma nella sua relazione con Lui, è ovvio che dal momento che viene tagliato questo rapporto, l’uomo ha una forma di impazzimento , perdita della capacità di razionalizzazione della vita,  una forma di autismo in cui l’uomo distrugge se stesso pensando di essere felice cosi. La sacra scrittura lo dice chiaramente, la lettera di San Paolo ai Romani che fa una fotografia di questo mondo che noi oggi tocchiamo con mano. Ma l’ultima parola non deve essere la rinuncia, la lamentela, né la disperazione, ma la speranza, l’ottimismo. Noi nel nostro piccolo facciamo quello che dobbiamo fare…non vedremo forse la vittoria finale ma l’alba la vedremo sicuramente già nella nostra vita.”

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