05.11.2023 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
L’uomo che non conosce Cristo è sempre alla ricerca di un certificato di buona condotta, di una legge che lo possa giustificarci, di un ordine che lo faccia considerare migliori degli altri; quando vede che non ci riesce allora critica e accusa per difendersi. Questa è la vita dell’uomo che vive centrato su sé stesso, che tante attraverso la religione sta cercando di mettersi al di sopra degli altri, proprio come facevano gli scribi e i farisei: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”, ascoltiamo oggi dal brano del Vangelo di Matteo.
Un uomo così è anzitutto un infelice. Non porterà mai nessuno alla fede, né alla Chiesa, anzi lo farà allontanare: potrà fare anche tanti rituali e devozioni, per ricoprire incarichi e ricevere onori, ma tutto sarà per realizzarsi. La fede è altra cosa, non è certo una serie di obblighi e interminabili rituali, né è mettersi al di sopra degli altri, ma è ricevere lo Spirito di Cristo.
L’incontro con Cristo, infatti, non ci mette altri pesi, non è una legge da rispettare, un “pesante fardello” che rende la nostra vita ancora più complicata di com’è: queste esigenze appartengono invece proprio a quell’uomo che non ha mai incontrato l’Amore di Gesù Cristo. Da questo incontro rinasciamo come creature nuove, rigenerati dal Suo Amore che non pretende nulla, ma tutto dona, come si ripete in ogni eucarestia che celebriamo.
«Il discepolo di Cristo, invece, sopporta, anzi intercede, e tutto compie per essere visto soltanto da Dio, disdegnando la gloria umana», ci ricorda Origene commentando il Vangelo di questa domenica (Commento a Matteo Series 9-12).
La carità nasce da questo incontro, dalla scoperta dell’Amore gratuito di Cristo: allora si può essere al servizio degli altri. Soltanto se si è assaporata questa libertà, se abbiamo trovato la perla preziosa, scoperto il senso vero della nostra vita, non abbiamo più bisogno di doverci mettere al primo posto.
Dell’ammirazione e della stima degli altri non sappiamo più che farcene.