14.10.2023 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Nel Vangelo di oggi troviamo molti simboli che fanno presente la realtà della nostra vita: la sala delle nozze è la Chiesa, dove sono accolti buoni e cattivi, ossia chi permette al Signore di realizzare in lui una vita di grazia e chi invece preferisce rimanere nei propri progetti: il brano si conclude infatti con un invito che viene alla fine rivolto ai lontani dalle nozze, perché il cambiamento, la “conversione”, si può infatti
realizzare solo se abbiamo fatto esperienza che con le nostre forze non siamo stati capaci di trovare la felicità, che in fondo tutti cerchiamo, ma spesso confidiamo nelle cose sbagliate.
Così anche i fatti spiacevoli, i nostri fallimenti, purtroppo anche i dolori, non sono stati inutili: divengono un’occasione per cambiare rotta, per scoprire che è possibile trovare una risposta diversa alle nostre speranze di pienezza di vita. Un’occasione, magari, per gridare a Dio e scoprire così che Lui c’è, non ci lascia soli, viene in nostro soccorso.
Ma tante volte, preferiamo le nostre vie, disprezziamo gli inviti del Signore: meglio il potere, i soldi, essere mportanti che seguire Cristo, che affidarmi a Lui! E deridiamo anche i suoi inviati. Siamo proprio come gli invitati alle nozze del Vangelo di questa domenica: “Quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero”.
L’invito alle nozze di Dio però non è mai annunciato invano: si trova sempre chi voglia ascoltarlo. Sono coloro che rimangono delusi dalle attività mondane, che hanno sperimentato come aver scelto di seguire altre vie e abbandonato quelle del Signore gli ha resi tristi e infelici. Chi è così si trova nella condizione migliore per accogliere l’invito del Signore.
Nell’omelia che papa Gregorio Magno pronunciò commentando questo Vangelo, perciò, ci avverte: “Ecco, noi tutti siamo venuti alle nozze del Re dei cieli avendo accolto la chiamata alla fede: crediamo e diamo testimonianza al mistero della sua Incarnazione, partecipiamo al banchetto della divina parola e sappiamo che il Re deve entrare quando verrà il giudizio. Ci consta di essere tra i chiamati ma non ci è noto se siamo anche tra gli eletti. E dunque necessario che ognuno di noi abbia sentimenti di umiltà” (Gregorio Magno, Omelie sui vangeli 38).

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